INTRO: nonostante tutto quello che leggerete sotto, sappiate che ci ho pensato almeno 3 ore e 300 correzioni prima di pubblicare il post. Non so se mi va di scoprirmi così...ma se lo leggerete, questi saranno pensieri messi nell'angolo in un momento di slancio patetico. Comincia la stagione degli addii, meglio, degli arrivederci.
Quanto odio queste cose??! Non perchè sono cuoredipietra, CHECCHè NE DICIATE, ma perchè le partenze mi lasciano sempre l'amaro in bocca, la sensazione di aver lasciato indietro qualcosa, di non aver appriffittato dell'attimo, crogiolandomi nell'attesa del momento dei saluti, un groviglio di sentimenti indistinti e inestricabili.
Fino a qualche tempo fa, prima di partire, lasciavo sempre due righe nel cassetto della mia scrivania, nascoste sotto una scatola di baci perugina ripiena di accendini (!), dove, mettendo nero su bianco, scrivevo a destinatari precisi tutto quello che non avevo ancora detto, fatto, tutto quello che mi aspettavo e ciò che ci tenevo sapessero di me, di loro, di noi.
Non si sa mai come va a finire un viaggio, magari ci si allontana per sempre. E allora, per non perdersi, meglio cercare di ricordare da dove e con chi si è arrivati.
Adesso non scrivo più lettere collettive, non ho più l'amica del cuore con cui confidarmi nè il diario (che in realtà non ho mai avuto) a cui raccontare tutto.
Ora una nuova filosofia guida le mie azioni (seeeeeeeeeeeeeeeee) e i miei pensieri: lo sforzo per me è immane, mi conoscete, ma voglio riuscire a P A R L A R E, a prendermi, ma soprattutto a dare, delle piccole soddisfazioni a chi mi sta (o mi è stato) intorno. Devo evitare di prentendere di essere capita dagli occhi o dai silenzi (non sempre si può avere un feeling tanto elevato!) , devo imparare aprirmi senza vergognarmi delle mie debolezze (sto parlando di esprimere i proprio sentimenti come atto di debolezza? temo di sì...). I MUST MUST MUST MUST
Comunque, quale migliore occasione per inaugurare questa nuova condotta se non una partenza ufficiale? -in questo caso della fanciulla le cui mani, fotocopiate in atti platonicamente osceni, aprono il post-
In erasmus è tutto diverso: qua in 2 settimane si ottiene da un rapporto quello che FORSE si raggiunge dopo 2 mesi (ripeto, forse!) di vita lineare. - vita lineare...Già, la vita qua ha una prospettiva diversa, la si affronta in maniera differnte, quasi che si riesca ad assaporare più a fondo il gusto di ogni cosa.-
Ma ho divagato di nuovo.
Insomma, parlavo della differenza nei legami, che si creano molto più rapidamente, per un senso di esperienza condivisa, quasi per affinità elettiva, quando si sta lontano.
Poi, invece, ci sono legami che credo si possano astrarre da ogni tentativo di incasellamento, al di fuori del fattore unificante delle esperienze comuni E ANCHE AL DI FUORI DELLA MIA COMPRENSIONE.
La fanciulla dalle mani fotocopiate, che abitava in Carrer del Paradis (!), è stata un'esperienza così.
Un incontro casuale (come spesso in Erasmus), un'intesa immediata (come poche volte nella vita). Come ho detto anche a lei (miglioro, no?), l'unico rammarico è quello di non averla incontrata prima, per potermela "godere" di più.
Ma tra poco tornerò anch'io, le distanze si accorceranno, e chissà se la sensazione di un attimo sarà la chiave di un nuovo ammmmòre, o se è tutta questione di Erasmus.
Comunque vada, è stato davvero un immenso privilegio averti conosciuta Elena. Questa te la dovevo. Buona casa, buona vita.
venerdì 23 maggio 2008
ATTENZIONE: il post potrebbe contenere risvolti lirico-sentimentali
mercoledì 14 maggio 2008
La noche de la comida internacional
Rappresentanze:
ITALIA: io, Michele, Elena, Valentina, Damiano, Doriana, Valeria, Davide, Daniele
SARDEGNA: Paola, Alessandro
PORTOGALLO: Nuno, André, Diana
AUSTRIA: Anna
FRANCIA: Benoit, Pauline
CATALUNYA: Nines
PANAMA: Ruben
CHILE: Felipe
VENEZUELA: Erik
GERMANIA: Corina, Marten, Pete, Viaviane, Philipp
GIAPPONE: il mitico Hiro
INGHILTERRA: Rachel, Rosie, Jess
AUSTRALIA: Andrea, Elicia
AMERICA: Gerard (non ricordo il nome, ma a me ricordava Depardieu)
vero, mancano rappresentanti Spagnoli, ma una catalana c'é.
e la serata é stata trrrroppo bella comunque.
grazie a Nuno per l'idea, alle varie manine dei cuochi per i manicaretti sfornati, a tutti gli avventori per aver reso grande questa serata.
QUANTI FORMALISMI, SEMBRANO I RINGRAZIAMENTI ALLA FINE DI UN ALBUM!
fatto sta che una serata cosí ce la ricorderemo per molto, molto tempo. comprese pulizie del giorno dopo!
giovedì 8 maggio 2008
LI ERAM ELLED EUGNIL IL MARE DELLE LINGUE EUGNIL ELLED ERAM LI
Interessantissima (per me) e curiosa (per chiunque altro) l'iniziativa in questi giorni a Barça... Linguisti, storici della lingua e profani (come me!), se avete il fine settimana libero venite numerosi...Eh certo, perchè adesso la gente viene a Barcelona per andare a seguire conferenze e convegni !!!
Azzeccata e d'impatto la promozione, ovviamente riportando le relazioni lingua X-catalano (anche se molte delle parole, con piccole varianti, sono panmediterranee>>>vedi scopo esposizione...!)
Ma c'è qualcosa che non mi torna...
¿¿¿piloto???
(versione web del Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana di Ottorino Pianigiani 1907 ...un pó datato, no? >>>>>)
Ecco il mio ragionamento:
-dal DE MAURO:
pi|lò|to
s.m.
LE var. ⇒pilota
(NdA: LE sta per "uso letterario")
-nel SABATINI COLETTI il termine non è lemmatizzato.
-nel GARZANTI c'é un rimando a PILOTA
-nella versione elttronica del VOCABOLARIO DELLA CRUSCA del 1612 (alla faccia!)
PILOTO: Quegli, che guida il navilio. Lat. proreta, gubernator.
Vit. Plut. E, per l' abbondanza dell' acqua, li piloti si perderono li segnali del cammino
-dalla TRECCANI, LINGUA E LINGUAGGI
PILOTO quindi, anche nel caso potesse essere accetato, mi sembra si riferisca piú al termine marinaio che non a quello automobilistico (del resto questo settore é estremamente moderno).
Senza dubbio il PILOTA che conosciamo noi deriva da qua, dall'idea di condurre.
Guardando la definizione dell'etimologico peró, oltre all'incertezza riguardo l'etimo che spesso domina in questo campo, non si specifica un'origine italiana della parola (OVVIO). PER CUI PILOTA INTESO COME AUTOMOBILISTA É SÍ DI ORIGINE ITALIANA e si puó considerare un neologismo abbastanza recente (nel senso di conducente di un mezzo di trasporto), MA PILOTO NO.
I due termini mi sembrano distinti in quanto PILOTO puó essere variante (comunque non piú usata nemmeno in lingua letteraria e poiché arcaica e decaduta) di PILOTA solo quando ci si riferisce al termine nella sua accezione MARINARESCA.
Riassumendo, quindi, PILOTA é valido sia per uomo di mare che per conducente di un mezzo.
Il sillogismo peró non si puó capovolgere in quanto PILOTO indica esclusivamente colui che conduce una nave, o un marinaio.
SCEMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
oddio mi sono persa anche io rileggendo il mio ragionamento contorto...se mai qualcun altro lo leggerá e riuscirá a smontare la mia teoria non mi sorprenderei dato che io stessa non riesco a capire cosa volevo dire...uuah!
ma poi, piú scandaloso che mai:
( e qua tranquilli, vi risparmio i miei ragionamenti pedanti!!!)
tra i simpatici esempi nella sezione "Lavoro e comunicazione" vedo questa teca:
nooooooooooooooooooooooooooooooooooooo
LUI, IL PESSIMO, IL MALVAGIO, L'ODIATO, L'IRRITANTE E R R O R E G R A M M A T I C A L E
chissá quanti altri errori in quante altre lingue che non potró mai scoprire...
Timetable 2, la vendetta
MA ALLA FINE FATE QUEL CHE VOLETE, L'IMPORTANTE è CHE VENIATE A TROVARMI E A GODERVI BARCELLONA!!!
presto arriveranno gli orari del secondo semestre
5 euro
da quando sono arrivata non me ne va dritta una.
la sfiga stavolta ha l'odore dei soldi...mh, diciamo della plastica visto che nessuna delle due carte di credito/debito che ho qua funziona. 5 euro, nient'altro nel portafoglio.
non ho più parole.